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Interviste

Da Siciliana a Shanghai: Ve la diamo noi la Cina



Ve la diamo noi la Cina shanghaiCiao mi chiamo Ambra Schillirò, sono una giornalista italiana, siciliana al 100% e vivo in Cina! J Gestisco il blog ve la diamo noi la Cina insieme con il mio ragazzo Mattia Cavajon, nella speranza di dare supporto ai nuovi arrivati e di raccontare, a chi non è qui, quanto è folle e stupefacente l’intricato universo cinese.

1. Perché ti sei trasferito all'estero?
E’ una storia stramba, a cui la maggior parte della gente non crede. Stavo guardando la versione cinese del telefilm colombiano Betty la fea. Appena ho visto le situazioni, la gente, i luoghi ho deciso che dovevo andare di persona a… dare un’occhiata. Così, sono andata dai miei e ho detto “Sapete che vi dico? Io me ne vado in Cina”. Una settimana dopo ero a Pechino.

2. Come ti guadagni da vivere?
Mi occupo di comunicazione a 360 gradi. Prima di tutto sono una giornalista, regolarmente registrata all’Ordine italiano, e collaboro con diverse testate tra cui Lei di RCS, Style di Condè Nast e il quotidiano La Sicilia. Il mio altro lavoro è sempre relativo alla comunicazione (e al marketing) ma nel settore F&B, a Shanghai. Qualche esempio? Il club/Miami Playhouse Flamingo (facente parte di una grossa società di F&B straniera in Cina), il ristorante italiano Acqua e Farina, l’evento di beneficienza itinerante di cucina italiana “Chefs in the city” (abbiamo pure uno stellato Michelin a bordo!).

3. Quanto spesso e come comunichi con la tua famiglia?

Ogni giorno, almeno 5-6 volte al giorno. Mia madre talvolta si lamenta che ci sentiamo poco o che non mi vede quasi mai tramite Skype… A parte quest’ultima ironia, la verità è che se potessi mi sentirei con loro anche 100 volte al giorno. Senza il supporto dei miei genitori, di mio fratello e di mia nonna non avrei avuto la possibilità di lanciarmi in quest’avventura.

4. Cosa ti piace di più della tua vita da espatriato?
Mmmhhh… la domanda di riserva? Beh fondamentalmente mi piace il fatto che, a differenza dello Stivale qui gli italiani tendono ad aiutarsi l’uno con l’altro. Se una persona ha bisogno di aiuto, cerca lavoro, ecc. trova sempre qualcuno a cui rivolgersi.

5. Cosa ti piace di meno della tua vita da espatriato?
Sembra che gli altri abbiano avuto due o tre righe per raccontare quello che piace meno quindi suppongo a me non possa essere concesso lo spazio di un’enciclopedia. Cercherò di riassumere gli aspetti più negativi: la mancanza della famiglia e degli amici, il razzismo che gli autoctoni hanno nei nostri confronti, la mancanza di certi cibi nostrani o della qualità di alcuni prodotti Italiani importati

6. Che cosa ti manca di più?
Papà, mamma, mio fratello, mia nonna, il mio cane, i miei amici, la granita e la tavola calda siciliana!

7. Che cosa hai fatto per incontrare nuova gente e integrarti nel nuovo paese?

Ho fatto casino e ho organizzato tante cene e feste. Direi che è la cosa che mi riesce meglio dopo la scrittura. Gli amici mi chiamano “centro di accoglienza nuovi italiani in Cina” o “centro accoglienza nuovi expat”, perché di solito faccio amicizia con tutti e cerco sempre di fare integrare tutti nel gruppo, soprattutto quelli nuovi. Se, quando sono arrivata, non avessi trovato i miei meravigliosi amici Lidia e Stefano, che mi hanno fatto conoscere altra gente, non sarebbe stato tanto semplice. Quindi adesso cerco di far sì che anche i nuovi arrivati si sentano subito a casa come è stato per me.

8. Quali usi e costumi del paese in cui vivi ti sembrano più strani?
Io piuttosto mi chiederei quali non lo sono. Ok, beh, strani non è la parola più adatta, diciamo piuttosto assurdi. Sputano per strada (perché trovano poco educato soffiare il naso), usano gli ombrelli per proteggersi dal sole, vanno a mare con i vestiti o con dei simil burqa per evitare di abbronzarsi (solo chi lavora in campagna ha la pelle scura), ruttano, fanno rumore quando bevono dalle tazze o quando mangiano la minestra con il cucchiaio. Volete che continui?

9. Qual è un mito da sfatare del paese in cui vivi?
I cinesi non hanno voglia di lavorare. Levatevi dalla testa lo stereotipo comune del cinese che lavora 18 ore al giorno. In città riuscire a trovare del personale o mantenerlo è praticamente impossibile. La scusa per cui, per esempio, la maggior parte dei camerieri si licenzia è “Non ce la faccio a lavorare 8 ore al giorno, sono troppe e sono stanco”. Non è una leggenda. Ho anche un’amica venuta qui con la convinzione che i cinesi lavorino e andata via raccontando il verbo del “cinese nullafacente” a tutta l’Italia. Ancora oggi gli amici e i colleghi la prendono per pazza. Forse perché non sono mai venuti nelle grandi città della Cina…

10. Che consigli daresti agli altri espatriati?

Imparare la lingua, imparare a contrattare, non fidarsi delle agenzie straniere di internship e immobiliari che si trovano su internet ma venire direttamente in loco per cercare lavoro, casa, ecc.

11. Quando e perché hai cominciato a tenere il blog?
Ho cominciato a tenere il blog quando sono arrivata a Pechino. Da un lato era un modo per tenere sempre aggiornati i familiari e gli amici dall’altro era un naturale sfogo dopo le follie che vedevo capitare ogni giorno e che non potevo certo raccontare su Style, Lei, ecc.

12.  Che vantaggi ti ha portato il blog?
Beh, sicuramente tanta gente mi chiede consigli, suggerimenti e alcuni, mi propongono diversi business. Alcuni sono interessanti, altri, sinceramente, non hanno molto a che vedere con me o con quello che faccio quindi li accantono. Anche la risposta al blog spesso riflette determinate caratteristiche negative degli italiani. Invece di informarsi a dovere su chi sono le persone più adatte per il proprio business mandano email a chiunque, non addetti ai lavori (tipo me) inclusi. Credo che, nella maggior parte dei casi, la ragione sia perché il mio sito è gratuito e quindi pensano di poter avere da me una risposta gratis su un argomento per cui avrebbero dovuto altrimenti pagare qualcuno. Una volta mi è arrivata una lettera di un signore che aveva una fabbrica di bulloni, mi chiedeva se fossi interessata a dargli una mano a venderli in Cina. Il lavoro si paga, crisi o non crisi. Ci sono quelli che mi fanno domande assurde o quelli che mi Ve la diamo noi la Cina shanghaichiedono consulenze di marketing di F&B in Cina, elenco di distributori, locali da poter affittare, ecc. gratis. Io do una mano volentieri a chi mi chiede come faccio a trovare una casa, quale scuola di cinese sia migliore o come si faccia a comprare su Taobao, ma fare consulenze di marekting e/o comunicazione gratuitamente è un altro discorso…

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 Autore: texkourgan |  2013-07-04 11:33:45


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